27.11.18

Abolitionism and the Persistence of Slavery

Giulia Bonazza: Abolitionism and the Persistence of Slavery in Italian States, 1750–1850, London, Palgrave Macmillan, 2019, ISBN 9783030013486, 227 pp.

This volume offers a pioneering study of slavery in the Italian states. Documenting previously unstudied cases of slavery in six Italian cities—Naples, Caserta, Rome, Palermo, Livorno and Genoa—Giulia Bonazza investigates why slavery survived into the middle of the nineteenth century, even as the abolitionist debate raged internationally and most states had abolished it. She contextualizes these cases of residual slavery from 1750–1850, focusing on two juridical and political watersheds: after the Napoleonic period, when the Italian states (with the exception of the Papal States) adopted constitutions outlawing slavery; and after the Congress of Vienna, when diplomatic relations between the Italian states, France and Great Britain intensified and slavery was condemned in terms that covered only the Atlantic slave trade. By excavating the lives of men and women who remained in slavery after abolition, this book sheds new light on the broader Mediterranean and transatlantic dimensions of slavery in the Italian states.

Pubblicazione tratta dalla tesi di dottorato Essere Schiavi. Il dibattito abolizionista e le persistenze della schiavitù negli Stati Italiani preunitari (1750-1850), discussa al Dottorato interateneo in Studi storici, geografici, antropologici, in cotutela con la École Des Hautes Études En Sciences Sociales (Paris), nel luglio 2016.

23.5.18

Tutto è ritmo, tutto è swing

Camilla Poesio: Tutto è ritmo, tutto è swing. Il Jazz, il fascismo e la società italiana, Firenze, Le Monnier, 2018, ISBN 9788800748872, VIII e 184 pp.

In Europa il jazz arrivò agli inizi del Novecento, ma in Italia fece il suo ingresso negli anni Venti, proprio quando si affermava il regime di Mussolini. Prodotto di quell'America verso cui il fascismo mostrava amore e odio, il jazz sbarcò con i transatlantici di ritorno da New York, con gli emigrati, le grandi orchestre in tournée, i balli ma soprattutto la radio e il cinema. In alcune realtà si radicò grazie a ricchi turisti americani come il compositore Cole Porter che villeggiava a Venezia. Gli italiani reagirono positivamente a quella nuova musica, soprattutto i giovani, e ascoltarla significò presto assumere comportamenti diversi e utilizzare nuovi prodotti di consumo. Tutto ciò in un paese in cui la Chiesa tuonava con violenza contro quei ritmi considerati amorali e pericolosi. E soprattutto sotto un regime liberticida, quello di Mussolini, che decideva tutto della vita del cittadino, anche cosa ascoltare, dove farlo, con quali restrizioni e quali permessi. Tra proibizioni, censure e esternazioni nazionaliste e razziste da una parte, e impulsi alla modernità e tentativi di italianizzazione dall'altra, la musica americana sopravvisse e mise radici. Questo libro è una storia dell'impatto del jazz sulla società italiana, dall'instaurazione del regime fascista alla fine della seconda guerra mondiale.

Pubblicazione tratta dalla ricerca Vietato divertirsi. Il regime fascista, Venezia e la repressione del jazz, svolta nel 2013–16 all'Università Ca' Foscari in collaborazione con il Centro Tedesco di Studi Veneziani; finanziata dal Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati e dalla Fritz Thyssen Stiftung.